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Castelluccio di Norcia

  • pasoapaso6
  • 5 lug 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

La macchina corre veloce, su strade più o meno conosciute. Dal finestrino vedo il paesaggio cambiare con il susseguirsi delle regioni che attraversiamo. Fino ad arrivare lì, nel polmone dell'Italia che, ancora oggi, fatica a respirare. Tra Umbria, Marche e Lazio (e a pochi km dall'Abruzzo). Finchè non lo visiti, un territorio, è difficile comprendere. Comprendere la sofferenza, la caparbietà, la tristezza, l'impotenza, la voglia di rinascere ed il coraggio di chi, dopo il terremoto, ha deciso di rimanere. Percorrendole capisco la difficoltà dei primi soccorsi, su queste stradine di montagna. Nonostante abbiamo intrapreso strade relativamente "lontane" dalla zona dell'epicentro (evitando Amatrice, Accumoli e Norcia), gli effetti si sono visti lo stesso. Paesi transennati, palazzi tenuti su da contrappesi, frane e macerie di quelle case che non hanno retto alle 2 scosse (perché molti edifici, magari "ammaccati" e rimasti in piedi dopo la scossa di agosto, sono crollati grazie alla scossa di ottobre). Ci fermiamo ad un benzinaio, ritrovo per l'escursione. Qui l'occhio non può non notare l'edificio inagibile ma ancora in piedi del vecchio bar, ed il container che adesso lo "ospita" situato di fianco. Sotto la nuova insegna la scritta "ricomincia da qui" ci fa capire la forza di volontà e la caparbietà di chi è rimasto, nonostante tutto e tutti gli "consigliassero" di andarsene. All'interno del bar campeggia la scritta "no selfie no foto, in rispetto del nostro dolore". E noi, che non lo abbiamo mai vissuto sulla nostra pelle, non possiamo nemmen lontanamente comprendere la loro difficoltà nel vedere il proprio paese, la propria casa, allo sfacelo. Ma il tratto peggiore da vedere, per quanto mi riguarda, é stata la salita da Arquata del Tronto (anch'essa, ahimè, distrutta). La strada che ci porta su è costellata di piccoli paesini. Case ormai disabitate e distrutte. Macerie lasciate così, ai bordi della strada, dove la vita sembra si sia fermata a quel giorno di quasi un anno fa. E allora intravedi sedie, armadi, specchi, letti, ceste ancora piene di panni sporchi, ed una morsa ti attanaglia lo stomaco. I brividi, poi, ti accompagnano per tutto il tragitto. Arrivare nella piana di castelluccio sembra come trovare un'oasi nel deserto. Il deserto lasciato dalle macerie. La piana è un posto magico, rilassante, tranquillo, dove poter respirare a pieni polmoni. L'aria quassù è diversa, è pulita, fresca e leggera anche in una torrida giornata d'estate. Siamo pur sempre a 1400 mt. La differenza è netta, come fosse uno spaccato tra due mondi, una porta di confine. In lontananza intravediamo i resti di castelluccio di norcia, ma è come avessimo un vetro tra noi e l'ormai realtà che circonda questa piana. Vieni trasportato in mezzo a suoni, odori, sensazioni, lontane da quelle vissute per arrivare fin qua. Ciò che ti circonda, che ti invade, è un senso di pace e tranquillità. Lontano dalle polemiche, lontano dalle giornalate, lontano dai battibecchi. E allora auguro agli abitanti di questi paesi limitrofi, di riuscire a trovare la pace che questo luogo sembra voler infondere loro, ed andare avanti per la propria strada con più forza e grinta che mai.

 
 
 

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