Sogno

Ti ho sognato, stanotte. Ci incontravamo a Santiago, dopo anni, per caso. Con te c'erano i tuoi amici storici ed alcuni nostri compagni di liceo. Eri di spalle, inizialmente non ti avevo riconosciuto, anzi, era stata Arianna a riconoscere me. Dopo aver salutato le 4 persone che erano con te, ti sei voltato. Dopo tutto quello che abbiamo passato, l'odio che mi hai riversato addosso, le infamate davanti a tutti, quando ti ho visto la prima cosa che mi è saltata in mente di fare è stata abbracciarti. Si, proprio così, ti ho strinto forte a me, come si stringe un caro vecchio amico che non vedi da anni. Io avevo lo zaino sulle spalle, ero diretta a prendere il treno per tornare a casa, il viaggio di ritorno dal cammino di Santiago. Tu eri appena arrivato, e ti godevi un giro della città in compagnia. Non abbiamo parlato, quell'abbraccio ha detto più di 1000 parole. Mi sono aggregata al gruppo, discorrendo un po' con tutti del più e del meno. Avevo ancora più di un'ora a disposizione prima di dover raggiungere la stazione. L'unico con cui non ho interagito sei stato tu. Siamo entrati in una caffetteria, per bere qualcosa. E per tutto il tempo sono stata al centro dell'attenzione di tutti, meno che la tua. Pur di non guardarmi osservavi qualsiasi oggetto intorno, dai lampadari alle pareti al mobilio. Io cercavo, invece, il tuo sguardo, per intercettare i tuoi pensieri, senza riuscirci. Eri sfuggente. Dopo poco abbiamo deciso di dirigerci verso la cattedrale e io da lí avrei preso la strada per la stazione. Ci siamo ritrovati accanto, senza volerlo. E dopo qualche minuto ho cercato di attirare la tua attenzione con un semplice "cosa combini adesso?mi hanno detto che abiti in Scozia" Mi hai risposto che si, fai il traduttore. E che ti trovi bene nonostante ti manchi un po' il caldo clima italiano. Abbiamo continuato disquisendo del più e del meno fino a quando, girandoci intorno, non ci siamo accorti che il resto della combriccola si era dileguata, mentre noi eravamo in una nostra bolla personale. Sapevano avevamo qualche questione in sospeso. Ed in quel momento ho capito che non potevo farmi sfuggire l'opportunità che aspettavo da anni. "Ho un pallino fisso, da anni. Sei stato la prima persona che mi ha odiato, e non ho mai capito quale sia stato il principale motivo scatenante. Hai iniziato ad infamarmi, deridermi, accusarmi di qualsiasi cosa solo l'ultimo anno, dopo anni che eravamo compagni di classe. Ero anche una delle poche persone che ti difendeva quando dicevano qualche cattiveria su di te! Nonostante tutto, però, in un certo qual modo, devo ringraziarti. Il tuo astio mi ha temprato, facendomi cambiare visione e prospettiva. Anche se, alcune accuse, non me le meritavo proprio. Ho sempre pensato sia stato tutto un grosso equivoco. Ed avevo, in cuor mio, la speranza di incontrarti di nuovo, un giorno, perché per me è sempre rimasta come una questione in sospeso da dover risolvere. Chi disprezza, compra. Te l'hanno mai detto? Fino a qualche mese prima eravamo due compagni di classe, ci siamo anche trovati per puro caso a Madrid, quell'estate. E poi, all'improvviso, fine. Si è alzato un muro, invalicabile. Un muro oltre il quale continuavi a lanciare sporcizia, ed io, forse inerme, forse ingenua, non ti ho mai affrontato veramente a viso duro. Forse è stato quello il mio sbaglio. Perfino l'ultimo giorno che ci siamo visti sei riuscito a denigrarmi davanti a tutti. Ma ormai anche io mi ero forgiata uno scudo, e le tue "belle" parole non facevano più così male." Mi hai guardato, con qualche senso di colpa che straripava dai tuoi occhi. E quando stavi per rispondermi, puf. Mi sono svegliata. Peccato.

Forse, però, è stato meglio così. Magari un giorno i miei quesiti troveranno una reale risposta, e non una "infiocchettata" data dal mio inconscio. O forse no. Ma, nonostante questo, un po' di quel che sono lo devo anche a te, nel bene e nel male.

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