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Angelo

  • pasoapaso6
  • 7 gen 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Angelo, autista di italobus. Abbiamo chiacchierato per 50 minuti circa, il tempo che ci vuole per arrivare da Milano a Bergamo. È originario di Siracusa, dove abita ancora la mamma. Stamattina alle 9, laggiú, facevano 35 gradi, qui piove. Siamo solo io e lui, in questo viaggio. Gentilmente mi invita a sedermi dove voglio, ho un intero autobus a mia disposizione. Avrei potuto sedermi in fondo, per dormire e riposarmi, dato la sveglia alle 5 di quella mattina, ma qualcosa mi ha spinto a sedermi in cima e non fare l'asociale. Iniziamo, così, disquisendo di musica, la radio passa una canzone della Mannoia. Da lì spaziamo dagli incidenti in autostrada, alla bellezza della toscana, alle feste del vino, ai turisti spocchiosi che lo trattano come un facchino, a quelli che non fanno che chiedere se l'autobus è per bergamo quando c'è scritto davanti. Mi racconta della sua compagna, della figlia della sua compagna, e mi chiede se c'è qualcuno che viene a prendermi alla stazione. Gli dico di no, che vado all'aeroporto per partire, per andare a fare il Cammino di Santiago. Rimane positivamente stupito, e mi chiede, con discrezione, il motivo per cui ho intrapreso questo viaggio. La risposta gli piace particolarmente. Mi dice che nel tempo libero va spesso in chiesa. Un'ora o due. Non per pregare, solo va lì, per pensare. Per avere un po' di pace in questo perenne trantran giornaliero. Quando siamo quasi arrivati gli chiedo come è Bergamo, non ci sono mai stata. Lui mi indica la città alta, ed afferma che tutte le volte che può ci fa un salto. Su 30 volte che c'è stato ha fatto foto per 40. Mi dà tutte le indicazioni: dove prendere l'autobus per la città alta, dove prendere quello per l'aeroporto, e che avrei deciso io, poi, cosa fare. Ho due ore circa a disposizione e decido di seguire il suo consiglio. Infatti non me ne pento. Mi chiede se per caso, al ritorno, atterrerò nuovamente a Bergamo. Si manifesta curioso e volenteroso di un mio resoconto, nel caso ci incontrassimo di nuovo. Quando gli dico che non ho ancora prenotato il volo di ritorno e non so se riuscirò a trovarne uno che atterri più vicino casa, mi risponde che ho fatto bene. Ci salutiamo con una stretta di mano ed un gran sorriso. E, le ultime parole che mi rivolge, sono: "Prenditela con calma. Vai con calma. E assapora ogni momento. Sarà tutto una piacevole scoperta."

(In foto cappella Colleoni, Bergamo città alta, agosto 2016)

 
 
 

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