È tutta una questione di probabilità. O forse è solo una questione di sguardi.
- pasoapaso6
- 2 gen 2017
- Tempo di lettura: 1 min

Ti ho visto, sul treno. Avevi l'aria sconsolata, i tuoi occhi chiari guardavano fuori, mentre ascoltavi musica. Un adesivo dell'aeroporto abbelliva il tuo zaino. Solo dopo ho notato la grande valigia sopra il poggiatesta. Forse la tua aria triste era dovuta al ritorno a casa dopo un bella vacanza, forse hai dovuto salutare un amore estivo, forse era un po' che non tornavi e sei dovuto rientrare per problemi familiari o forse eri solo stanco del viaggio. I nostri sguardi si sono incrociati più volte. Poi ho usato il trucchetto del riflesso nello specchio per osservarti meglio. Io, devo ammettere, ho scelto il tuo scompartimento proprio perché ho visto te, e mi hai ispirato simpatia a pelle. E poi..mi hai sorriso. Non abbiamo parlato se non un saluto iniziale ed uno finale, ma ti confesso che avrei voluto. Spesso il mio lato timido e la mia insicurezza linguistica hanno la meglio su di me. Avrei voluto capire come mai ti sentivi così, chessò potevamo intavolare una discussione sulla musica, o sul mio dormire con la bocca aperta. Perché si, dopo un po' mi sono addormentata e non credo di aver dato il meglio di me. Sei scesco ad Orthez. Chissà, forse un giorno le nostre strade si incroceranno di nuovo. Forse intavoleremo una discussione sulla nostra stramba amica di scompartimento che si è distesa prendendo 3 seggiolini. O forse no. Una domanda, però, vorrei porti adesso: ho sbavato?
(Fine Agosto 2016, stazione di Lourdes)
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